Come non oltrepassare “il confine” attraverso l’utilizzo di un linguaggio rispettoso e sensibile al genere
Può un complimento diventare molestia? Certamente sì, e il problema delle molestie negli ambienti di lavoro continua purtroppo ad essere un fenomeno in crescita ed, in particolare, per quanto riguarda la popolazione femminile, secondo le ricerche dell’Istat 1 milione e 404 mila donne hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali nel corso della loro vita lavorativa, pari all'8,9% delle lavoratrici attuali e passate, un dato non di poco conto.
Ma che cosa sono le “molestie di genere”?
Il Codice per le Pari opportunità tra uomo e donna (Decreto legislativo 11 aprile 2006, n.198), all’articolo 26 le definisce come “quei comportamenti indesiderati, posti in essere per ragioni connesse al genere o a connotazione sessuale, espressi in forma fisica, verbale e non verbale, che hanno lo scopo o l’effetto di violare la dignità di una lavoratrice o di un lavoratore e di creare un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo.”
In alcuni casi è facile comprendere quali comportamenti inappropriati rientrano in questa categoria. Altre volte, tuttavia, potrebbe non essere semplice capire se una frase detta con l’intento di essere gentili possa rappresentare una fonte di disagio per un lavoratore o una lavoratrice: quando, ad esempio, un “complimento” può essere percepito come una “molestia”?
Il confine sottile tra complimento e molestia
Come distinguere un complimento da una molestia? Bisogna fare attenzione ai seguenti segnali:
1. la persistenza non gradita: un complimento, per essere molestia, deve essere indesiderato. Da chi? Ovviamente da chi lo subisce, non certamente da chi lo formula. Questo significa che è la vittima a decidere se quel comportamento è o meno gradito e, quindi, se è vissuto come una molestia. Pertanto, è necessario porre molta attenzione alla reazione dell’interlocutore, osservando se mostra disagio o disinteresse alle parole pronunciate;l
2. il tono e la modalità: un complimento può sembrare innocuo, ma se viene pronunciato in modo invadente, con un tono di voce persistente o uno sguardo insistente può essere vissuto in maniera opprimente da chi lo riceve;
3.Il contenuto del commento: frasi che evocano aspetti fisici in modo insistente o caratteristiche corporee senza consenso, sono comportamenti che rischiano di diventare molestie.
Diventa chiaro, dunque, come un elemento essenziale per evitare che un complimento si trasformi in una molestia è il rispetto del limite personale ed il consenso. Come fare dunque a non sbagliare, comprendendo se si ha o meno il consenso dell’interlocutore? Ecco alcuni consigli pratici sulla gestione degli aspetti comunicativi quando si desidera fare un complimento:
1. “chiedere il permesso”: prima di fare commenti che riguardano la sfera personale è bene assicurarsi che essi siano graditi, semplicemente chiedendo se all’altra persona fa piacere ricevere un apprezzamento;
2. “essere attenti e sensibili alle reazioni altrui”: se, a seguito di un complimento, ad esempio una persona evita il contatto visivo, risponde al complimento con risposte brevi e/o sembra infastidita è un segnale che è il caso di fermarsi;
3. “limitarsi a complimenti generici, evitando la sfera personale”, soprattutto quando non si conosce bene l’altra persona;
4. “cercare di comprendere il contesto”: un complimento può risultare adeguato in determinati contesti lavorativi ed in altri no; ad esempio, la frase “quel vestito ti sta molto bene” potrebbe essere percepita come un commento non professionale, a meno che l’interlocutore non operi in un campo legato all’immagine, come nel caso di un attore o di un modello.
Cosa può fare l'azienda
Certamente, al di là dello sforzo personale, l’organizzazione in cui operano le persone e il contesto quotidiano di fatto influenzano i comportamenti, verbali e non verbali, delle persone che vi operano; in tal senso, l’azienda ha delle responsabilità e deve essere parte attiva nella promozione di una cultura dell’inclusione e del rispetto reciproco. Tra gli interventi importanti da implementare a livello organizzativo, vi sono, ad esempio:
1. la sensibilizzazione sul tema delle molestie attraverso una campagna interna di comunicazione o un programma diffuso di formazione a tutta la popolazione aziendale. A tal proposito suggeriamo di partire da questo volantino redatto dalla CGIL sul tema;
2. la formazione di manager, HR e membri dell’ufficio legale, affinché siano in grado di riconoscere i segnali e possano essere raccolte le possibili segnalazioni e agire di conseguenza;
3. la redazione e diffusione di codice di condotta antimolestie, per rendere chiaro quali comportamenti si considerano appropriati nell’ambiente di lavoro e quali no;
4. l’effettuazione di una valutazione del rischio, che possa prevedere azioni correttive sulla base delle criticità rilevate;
5. la formazione del personale sulle procedure di whistleblowing presenti in azienda.
Programma Radon supporta da anni tutte le aziende nel mettere in atto le azioni sopracitate in un’ottica di prevenzione delle molestie e delle violenze. Se desideri ricevere una consulenza su quello che può fare la tua azienda per tutelare il benessere delle persone e promuovere un clima di lavoro più collaborativo e rispettoso non esitare a contattarci!